Alan Sorrenti: «La Rolls Royce sul palco dell'Arena di Verona? Uno sfizio, ma non lo rifarei»
Chi non ha mai cantato almeno una volta nella sua vita Figli delle stelle o Tu sei l’unica donna per me di Alan Sorrenti? Due successi di Alan Sorrenti degli anni 70. Due canzoni eterne che piacciono ancora, anche ai giovani di oggi. Due successi che oggi sono tornati con lui. E ora che ha 74 anni è in giro per l'Italia con Magico 2025. «Due settimane fa - racconta a Libero - ero al Palazzo Reale di Napoli e, poche ore prima del concerto,mi sono venutia dire: Alan, ma è tutto sold-out. Sono soddisfazioni». Di fronte a sé ha un pubblico «trasversale. Mi dicono ci siano più giovani che gente agè sotto il palco. Il bello è che quando arriva Figli delle stelle o Tu sei l’unica donna per me, conoscono tutte le parole».
L'infanzia
A ripensarci bene, tutto merito dei suoi genitori e di quella Napoli in cui è nato e cresciuto. Papà Francesco era un cantante e pittore, mamma Gwendalin una singer gallese. «Merito di queste due culture musicali diverse se, poi, crescendo ho sempre esplorato territori sconosciuti, nuovi. Il sangue gallese di mia madre mi ha forzato ad andare oltre l’Italia, a Londra, negli Stati Uniti. In Africa ho amato le ritmiche. Ed è stata una fortuna».
Il successo
Per Alan Sorrenti Figli delle stelle ha lo stesso valore artistico di Sapore di sale o Volare. «Senza esagerare direi proprio di sì. Anche perché un ragazzo di oggi, attraverso queste hit, scopre l’altra parte artistica di Alan Sorrenti, la musica meno nota che ho messo su disco».
A Libero, Alan ricorda che Figli delle stelle fu una delle poche canzoni di disco music cantata in italiano «e ha conservato un respiro internazionale». Basti pensare che rimase quattro mesi in classifica e che solo Stayin’ alive dei Bee Gees riuscì a prendersi il primo posto. «Il vero cambiamento arrivò quando mi sono trasferito a Los Angeles e ho cercato di esplorare nuove musicalità. Ho trovato energia nuova».
Una canzone di successo che divenne anche un film di Carlo Vanzina. «Non mi piacque tanto, meglio un film successivo di Lucio Pellegrini intitolato pure lui Figli delle stelle. Lì c’era la mia filosofia».
Nel 1979 vinse il Festivalbar e si presentò sul palco dell’Arena di Verona a bordo di una Rolls Royce. «Non lo rifarei ma in quel 1979 avevo appena vinto il Festivalbar e mi sentivo il mondo in pugno, così mi concessi quello sfizio». Alti ma anche bassi come quando finì in prigione. «Preferirei non rivangare sull’incidente dal quale venni assolto. Furono 33 giorni assurdi, nell’ora d’aria camminavo in mezzo ai camorristi».
La citazione di Battiato
Al quotidiano Libero si parla anche di Franco Battiato, di quella citazione in un verso della celeberrima Bandiera bianca: “siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro…”. «Mi fece sorridere, non mi diede fastidio quel verso perché ero consapevole che Franco non poteva capirmi. Non avevo composto Figli delle stelle per fare soldi, era la mia musica. Lui travisò».
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