Dove vanno i nostri gatti quando scappano di casa?
L’obiettivo del progetto di ricerca internazionale Cat Tracker era semplice: scoprire dove vanno i gatti domestici quando scappano dalle nostre case. I ricercatori avevano tentato di rispondere a questa domanda già in passato o seguendo i gatti a piedi (buona fortuna!) o installando sui loro collari delle radio-trasmittenti. Alcuni padroni, invece, hanno provato a ritrovare i loro amati animali domestici anche arruolando dei veri e propri detective.
Il progetto Cat Tracker, però, è stato davvero unico nel suo genere. Con l'obiettivo di far luce su quanto questi felini siano in grado di spingersi lontano e su dove vadano, circa 1000 gatti di 4 continenti diversi hanno indossato dei localizzatori GPS per una settimana.
Dopo sei anni, nel 2020 i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Animal Conservation. Il rapporto compilato dal team di Cat Tracker include dati di 4 diverse aree, e ha rivelato che per gran parte dei gatti nessun posto è come casa.
Michael Cove, esperto presso lo Smithsonian Conservation Biology Institute che ha studiato l'impatto che i gatti randagi e liberi di muoversi hanno sui piccoli mammiferi in pericolo nelle Florida Keys, ha lodato lo studio definendolo “un ottimo traguardo”.
Il progetto Cat Tracker, però, è stato davvero unico nel suo genere. Con l'obiettivo di far luce su quanto questi felini siano in grado di spingersi lontano e su dove vadano, circa 1000 gatti di 4 continenti diversi hanno indossato dei localizzatori GPS per una settimana.
Dopo sei anni, nel 2020 i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Animal Conservation. Il rapporto compilato dal team di Cat Tracker include dati di 4 diverse aree, e ha rivelato che per gran parte dei gatti nessun posto è come casa.
Michael Cove, esperto presso lo Smithsonian Conservation Biology Institute che ha studiato l'impatto che i gatti randagi e liberi di muoversi hanno sui piccoli mammiferi in pericolo nelle Florida Keys, ha lodato lo studio definendolo “un ottimo traguardo”.
“Non conosco alcuna ricerca che abbia esaminato l’ecologia spaziale di così tanti esemplari di gatti domestici - o di qualunque altra specie addomesticata - per motivi di questo tipo”, dice.
“Sono rimasto sorpreso dallo scoprire quanto questi gatti si muovessero poco”, dice l’autore principale della ricerca Roland Kays, del Museo di scienze naturali della Carolina del Nord. “Gran parte di loro trascorreva tutto il tempo in un’area a 100 metri dal proprio cortile”. Ma se è una buona notizia sapere che la maggior parte dei gatti non vaga nelle aree naturali, lo studio rivela che possono comunque causare danni ecologici o mettersi in pericolo.
Viaggi grandi e piccoli
Katniss Everdeen – una gatta di un anno dal pelo lungo, con gli occhi azzurri e residente a Durham, nella Carolina del Nord – ha partecipato alla ricerca. Come la gran parte dei gatti coinvolti nello studio, è rimasta perlopiù attorno alla sua casa e nell’area boschiva sul retro; eppure, ha fatto diverse “visite” ai due comprensori di appartamenti su entrambi i lati dell'abitazione e ha attraversato per ben tre volte la strada a due corsie che vi si trovava di fronte. Il GPS collegato alla sua imbracatura ne registrava la posizione ogni tre minuti, e ha rivelato un territorio di caccia di circa 1600 metri quadrati.
Effettivamente, Katniss si muoveva un po’ più degli altri: più della metà dei gatti, infatti, rimaneva in un'area di circa 1000 metri quadri, corrispondente a due campi da football americani.
Ma ciò non significa che siano tutti fannulloni. Il sette percento ha percorso più di 10 mila metri quadri, e diversi avevano territori di caccia enormi. Il record lo ha stabilito Penny, una giovane gatta della periferia di Wellington, in Nuova Zelanda, che ha vagabondato oltre i colli dietro la sua casa, percorrendo un’area più grande di quasi otto chilometri quadrati.
Un altro risultato degno di nota è stato quello raggiunto da un micio sterilizzato dell’Inghilterra del sudovest, il cui vagabondare non assomigliava a nessun altro dei gatti dello studio. Max ha percorso la strada dal villaggio di St. Newlyn East fino a Trevilson (una distanza di oltre un chilometro e mezzo); si è poi voltato ed è tornato indietro. Il motivo per cui avrebbe compiuto due volte questo tragitto nei sei giorni di monitoraggio è sconosciuto.
“Sono rimasto sorpreso dallo scoprire quanto questi gatti si muovessero poco”, dice l’autore principale della ricerca Roland Kays, del Museo di scienze naturali della Carolina del Nord. “Gran parte di loro trascorreva tutto il tempo in un’area a 100 metri dal proprio cortile”. Ma se è una buona notizia sapere che la maggior parte dei gatti non vaga nelle aree naturali, lo studio rivela che possono comunque causare danni ecologici o mettersi in pericolo.
Viaggi grandi e piccoli
Katniss Everdeen – una gatta di un anno dal pelo lungo, con gli occhi azzurri e residente a Durham, nella Carolina del Nord – ha partecipato alla ricerca. Come la gran parte dei gatti coinvolti nello studio, è rimasta perlopiù attorno alla sua casa e nell’area boschiva sul retro; eppure, ha fatto diverse “visite” ai due comprensori di appartamenti su entrambi i lati dell'abitazione e ha attraversato per ben tre volte la strada a due corsie che vi si trovava di fronte. Il GPS collegato alla sua imbracatura ne registrava la posizione ogni tre minuti, e ha rivelato un territorio di caccia di circa 1600 metri quadrati.
Effettivamente, Katniss si muoveva un po’ più degli altri: più della metà dei gatti, infatti, rimaneva in un'area di circa 1000 metri quadri, corrispondente a due campi da football americani.
Ma ciò non significa che siano tutti fannulloni. Il sette percento ha percorso più di 10 mila metri quadri, e diversi avevano territori di caccia enormi. Il record lo ha stabilito Penny, una giovane gatta della periferia di Wellington, in Nuova Zelanda, che ha vagabondato oltre i colli dietro la sua casa, percorrendo un’area più grande di quasi otto chilometri quadrati.
Un altro risultato degno di nota è stato quello raggiunto da un micio sterilizzato dell’Inghilterra del sudovest, il cui vagabondare non assomigliava a nessun altro dei gatti dello studio. Max ha percorso la strada dal villaggio di St. Newlyn East fino a Trevilson (una distanza di oltre un chilometro e mezzo); si è poi voltato ed è tornato indietro. Il motivo per cui avrebbe compiuto due volte questo tragitto nei sei giorni di monitoraggio è sconosciuto.
Nonostante alcuni intrepidi esploratori, lo studio indica che la maggioranza dei gatti casalinghi ha territori di caccia di gran lunga più piccoli rispetto ai felini randagi o ad altre specie selvatiche come i gattopardi. La spiegazione sembra ovvia: gli animali domestici vengono nutriti, e non hanno alcuna necessità di esplorare vasti e lontani territori per trovare il loro prossimo pasto. Inoltre, nella maggioranza dei casi sono sterilizzati o castrati, e dunque non hanno nemmeno la necessità di accoppiarsi.
“Senza le motivazioni del cibo e del sesso, molti gatti sembrano essere contenti di essere tipi casalinghi”, spiega Kays.
I ricercatori si aspettavano di scoprire differenze nei tragitti compiuti dai felini in base alle diverse aree geografiche. Negli Stati Uniti, per esempio, si pensava che la grande presenza di coyote potesse inibirli nel muoversi lontano dalle loro zone sicure. Ma in effetti, in genere restano vicino alle loro case in qualunque zona del mondo si trovino, nonostante le aree percorse dagli australiani siano inferiori rispetto a quelle dei gatti di tutti gli altri luoghi. “Sono universalmente pigri”, conclude Kays.
Fra le altre scoperte dello studio: i maschi si muovono più delle femmine, i gatti fertili più di quelli sterilizzati o castrati, i giovani più degli anziani e quelli di campagna più di quelli di città.
“Senza le motivazioni del cibo e del sesso, molti gatti sembrano essere contenti di essere tipi casalinghi”, spiega Kays.
I ricercatori si aspettavano di scoprire differenze nei tragitti compiuti dai felini in base alle diverse aree geografiche. Negli Stati Uniti, per esempio, si pensava che la grande presenza di coyote potesse inibirli nel muoversi lontano dalle loro zone sicure. Ma in effetti, in genere restano vicino alle loro case in qualunque zona del mondo si trovino, nonostante le aree percorse dagli australiani siano inferiori rispetto a quelle dei gatti di tutti gli altri luoghi. “Sono universalmente pigri”, conclude Kays.
Fra le altre scoperte dello studio: i maschi si muovono più delle femmine, i gatti fertili più di quelli sterilizzati o castrati, i giovani più degli anziani e quelli di campagna più di quelli di città.
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